

presentano
LE NUVOLE
di Aristofane
Adattamento e regia di
Vincenzo Zingaro
con
Fabrizio Passerini, Piero Sarpa, Riccardo Graziosi, Rocco Militano, Laura De Angelis, Sina Sebastiani, Valeria Spada
Maschere Rino Carboni Studio - Musiche Giovanni Zappalorto
Scene Vincenzo Zingaro - Costumi Paola Iantorini
Disegno luci Giovanna Venzi - Tecnico luci Massimo Sugoni
Scenotecnica Lorenzo Zapelloni - Organizzazione Barbara Gai Barbieri
Durata spettacolo: 1h 40'
Numero atti: due
Personaggi e interpreti
Strepsiade > Fabrizio Passerini
Socrate, Discorso Giusto, II Creditore > Piero Sarpa
Fidippide > Riccardo Graziosi
Discorso Ingiusto, I Discepolo > Rocco Militano
Nuvola, I Creditore, Discepolo > Laura De Angelis
Nuvola, Xantia, Discepolo > Sina Sebastiani
Nuvola, Discepolo > Valeria Spada
TRAMA
NUVOLE (gr. Νεϕέλαι) Commedia (423 a. C.) del commediografo greco Aristofane (445 a. C. circa - 385 a. C. circa), che ottenne il terzo premio alle Dionisie.
Approfondimento di Ettore Romagnoli da Aristofane (Enciclopedia Italiana)
«Le Nuvole, composte prima per le Dionisie del 423, e accolte assai freddamente, furono rielaborate dal poeta; ma, parrebbe, non mai condotte a termine né più rappresentate. Noi possediamo questa seconda rielaborazione, che ad ogni modo è mirabile opera d'arte, e fra le più geniali e ispirate del poeta.
Strepsiade, un vecchio ateniese, campagnuolo alla buona, che ha fatto la corbelleria di sposare una ragazza della nobiltà, assillato dai debiti contratti da suo figlio Fidippide, fanatico dei cavalli, ha sentito dire che in Atene c'è una scuola di pensatori, diretta da un certo Socrate, che insegna a vincere con la chiacchiera ogni causa, anche la più shallata. E pensa di mandar là il figliuolo, perché impari, e metta nel sacco i fastidiosissimi creditori. Ma Fidippide, che sa come i discepoli di quella scuola si riducano in brev'ora allampanati e straccioni, rifiuta, e il povero vecchio si reca in persona da Socrate, con l'intenzione e la speranza d'imparare egli stesso. Però un breve assaggio dimostra come la sua zucca, troppo indurita dall'età, si ribelli ad apprendere tutte quelle sottigliezze; e allora il brav'omo ricorre alle cattive, e costringe il figliuolo, giovine e intelligente, alla difficile disciplina. Fidippide va, fa miracolosi progressi, e torna scaltrissimo nella nuova arte; ma, prima di rivolgerla contro i creditori, ne fa una pratica applicazione alle spalle del padre, bastonandolo di santa ragione, e dimostrandogli poi a fil di logica che ne ha non solo il diritto, ma quasi il dovere. Il povero Strepsiade cerca di fargli cambiare nuovamente rotta, ma poiché non riesce dà fuoco alla casa di Socrate - il pensatoio - e arrostisce così tutti i filosofi.
Le nuvole, che dànno il nome alla commedia, ne costituiscono il coro. Invocate da Socrate, valgono a simboleggiare l'astruseria e l'inconsistenza di certe elucubrazioni filosofiche; ma nell'ordine artistico offrono al poeta argomento di squisitissimi canti lirici, pittoreschi e musicali, che rivaleggiano, per aerea leggerezza, con alcuni carmi di Shelley. Durante tutta la commedia incorano Strepsiade a dedicarsi e a perseverare nelle perfide astruserie della sofistica; ma nell'ultimo episodio, alla catastrofe, gettano la maschera, e, con repentino inatteso voltafaccia, gli dicono che l'hanno apposta trascinato alla rovina per punirlo del suo peccaminoso proposito d'imbrogliare il prossimo.
Nella parabasi Aristofane dichiara che le Nuvole sono la sua più bella commedia. E i posteri, in genere, hanno ratificato il suo giudizio: tranne che di quando in quando si levano voci di biasimo per l'indegna maniera con cui il poeta tratta Socrate. Ma in realtà il poeta, più che attaccar direttamente il filosofo e la sua dottrina, s'è servito della sua figura, certo popolare in Atene, per simboleggiare tutto il nuovo indirizzo sofistico, del quale egli era ferocemente nemico. E che tra i due non corresse odio mortale, si può anche rilevare dal fatto che Platone ce li mostra insieme, e in contegno amichevole, nel Simposio. Certo, poi, non è il caso di fantasticare un rapporto da causa ad effetto fra gli attacchi del poeta e la morte del filosofo, che seguì dopo un quarto di secolo (399).»
https://www.treccani.it/enciclopedia/nuvole
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NOTE DI REGIA
Un tuffo nell’immaginario giocoso e infantile, nella distesa immensa di paesaggi assolati, nel bagliore caldo delle fiaccole notturne, nell’incanto di un mondo dove tutto si dispone in un’armonica composizione: è questa la sensazione che ho ricevuto da Aristofane quando mi immersi per la prima volta nella lettura de "LE NUVOLE". Meteorismi e defecazioni, lazzi, percosse, scherzi osceni, come per magia si fondono, senza alcuna stonatura, nella delicatezza delle immagini poetiche con le quali il drammaturgo ci fa librare in volo. Anzi, sta proprio in questo il fascino delle sue creazioni, in quella inafferrabile ed eterogenea varietà di colori, tipica delle opere dei grandi geni, che nel sottrarsi a regole e classificazioni, raggiungono le più alte vette della creatività. Aristofane ha un guizzo tutto suo: egli parte da una situazione iniziale di disagio di un personaggio o della collettività, per la cui risoluzione fa seguire l’elaborazione di un piano bizzarro. Di qui una serie di gag scoppiettanti, affidate ad una irresistibile carrellata di personaggi, quasi da Cartoon, presi ora dalla vita reale, ora dalla fantasia. In effetti, ci sono molte affinità fra il mondo scenico di Aristofane e quello di Walt Disney: dallo zoomorfismo dei Cori, che danno vita a gustose elaborazioni di figure animali, da cui prendono il titolo diverse commedie (Le Vespe, Le Rane, Gli Uccelli); alla fantasia con cui si materializzano figure allegoriche come i “Discorsi”’ de "LE NUVOLE"; all’uso degli oggetti animati, come avviene ne Le Vespe, in cui degli utensili vanno a deporre in tribunale; agli insoliti abbinamenti di parole e di effetti linguistici, tali da produrre un originale universo sonoro paragonabile a quello dei fumetti. E’ un mondo che trasmette gioia, freschezza, trasparenza, in cui l’osceno non è mai morboso e la profondità del messaggio passa attraverso i toni della leggerezza e della provocazione. Ne "LE NUVOLE", il poeta condanna l’arroganza e la bizzarrìa intellettuale del personaggio Socrate, facendone il simbolo di una cultura emergente pericolosamente relativista e sovvertitrice, quella dei sofisti. L’immagine scenica del filosofo non corrisponde certo a quella reale, della quale tutti conosciamo la straordinaria statura morale ed intellettuale, ma consente ad Aristofane (seppur in maniera arbitraria) di seguire la sua personale ispirazione per una pungente ed esilarante satira contro il potere mistificatorio di certi fenomeni alla moda in grado di influenzare le masse, offuscandone le coscienze (quanto c’è di simile in quello che viviamo nella nostra moderna società!). Ecco, allora, che nella mia messinscena, Socrate appare su un trono sospeso nell’aria; la maschera che sembra di pietra e l’abito ieratico gli conferiscono un aspetto sacrale che induce all’assoggettamento. Assoggettamento che si fonda sull’ignoranza dei suoi interlocutori, i quali subiscono gli effetti della sua fascinazione, nella speranza di ricavarne guadagno. E’ la logica della rappresentazione con cui il potere riesce subdolamente a dominare le masse. I Discepoli ne sono l’esempio più evidente: essi perdono la loro dignità di esseri umani; trasfigurati in “polli”, razzolano adoranti e affamati nell’aia del “padrone”. Altrettanto dura è la critica mossa contro la disonestà del rozzo Strepsiade, incarnazione della stolta meschinità di chi, alla ricerca di facili e illecite scorciatoie, si fa irretire accettando qualsiasi insensatezza. Aristofane ama provocare fino all’estremo, per spingerci a riflettere sulla precaria condizione che accomuna tutti gli esseri umani, ma lo fa nella ricerca di una perduta armonia e, alla fine, dopo il celebre agone dei Discorsi, si lascia andare ad una irriverente e canzonatoria ammissione: ”...siamo tutti dei culi aperti!”. E’ una grande lezione di libertà intellettuale, dove svetta un sentimento di riconciliazione, di riappropriazione del senso vero della vita, di una necessaria semplicità. Ed è con semplicità che mi addentro nel “pensatoio”, per imparare non a “imbrogliare” ma a “capire” e a gioire, insieme agli attori, della possibilità che mi è data. Diceva Hegel: “Chi non ha letto Aristofane non può capire cosa vuoi dire la felicità”. Sono trascorsi 2400 anni dalla prima rappresentazione de "LE NUVOLE", avvenuta nel 423 a.C. ed è impressionante quanto l’opera riesca a conservare intatta e attuale la forza del suo messaggio. L’attacco contro i sofisti, dipinti da Aristofane come cialtroni, dediti a contrabbandare idee senza senso, pericolosi, in quanto capaci di attrarre i giovani con l’abilità dialettica, con la seduzione dell’effimero, allontanandoli dai valori veri, oggi potrebbe essere rivolto contro la degenerazione del sistema televisivo e dei social, che riesce ad imporre fenomeni e modelli spesso senza alcuna consistenza. Cito a questo proposito un passo tratto dal saggio HOMO VIDENS, in cui Giovanni Sartori (il più grande sociologo e politologo italiano) critica la deformazione dei criteri della comunicazione televisiva: “...la visibilità è garantita alle posizioni estreme, alle stravaganze e alle esagerazioni: più una tesi è sballata e più viene reclamizzata e diffusa. Le menti vuote si specializzano in estremismo intellettuale, e cosi acquistano notorietà, diffondendo vuotaggini. Ne risulta una formidabile selezione alla rovescia. Vengono a galla i ciarlatani, i pensatori da strapazzo, i novisti a ogni costo, e restano in ombra le persone serie e veramente pensanti…”. Credo sia arrivato davvero il momento di rinnovare profondamente la nostra società, offrendo ai giovani una visione positiva e costruttiva del futuro, facendoli sentire parte di una collettività, in cui le azioni del singolo hanno un peso determinante per il bene e lo sviluppo comune. Anche questo invito ci viene dai Greci.
Vincenzo Zingaro
La COMPAGNIA CASTALIA
In occasione del 30° anniversario della sua nascita, la Compagnia CASTALIA, fondata e diretta da Vincenzo Zingaro, riconosciuta come una delle Compagnie Teatrali più prestigiose nell’allestimento di commedie classiche a livello nazionale, riporta in scena la sua storica edizione del celebre capolavoro “LE NUVOLE”, considerata da insigni studiosi come una delle più significative rappresentazioni del testo di Aristofane e inserita dall’Università di Roma “La Sapienza” nel progetto internazionale “IL TEATRO CLASSICO OGGI”.
Lo spettacolo inaugurò, nel 1992, l’inizio dell’importante percorso di rivisitazione del Teatro Classico che Vincenzo Zingaro, alla guida della Compagnia CASTALIA, porta avanti da 30 anni, riscuotendo uno straordinario successo di pubblico e di critica, a Roma, al Teatro ARCOBALENO (Centro Stabile del Classico), sede della Compagnia e in prestigiosi Festival (OSTIA ANTICA, TAORMINA, PAESTUM, POMPEI, SEGESTA, FERENTO, TEATRI DI PIETRA, LEUCIANA, VENOSA, SARSINA, FORMIA e tanti altri), dando vita ad un progetto culturale unico in Italia.
Centinaia di recensioni da parte della critica nazionale e saggi di importanti studiosi attestano lo straordinario valore culturale del lavoro drammaturgico e registico svolto da Vincenzo Zingaro sulla commedia classica antica, che da anni è oggetto di studio e Tesi universitarie presso prestigiose Università italiane ed europee.
Per tale progetto, Vincenzo Zingaro ha ricevuto, il 16 marzo, un importante riconoscimento dalla CAMERA DEI DEPUTATI, come eccellenza nazionale, conferito dal PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE CULTURA DELLA CAMERA DEI DEPUTATI Federico Mollicone, che ha letto i messaggi inviati dal MINISTRO DELLA CULTURA Gennaro Sangiuliano e dal SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA, Vittorio Sgarbi, attestanti grande stima per il pregevole lavoro svolto da Vincenzo Zingaro in 30 anni dedicati al teatro classico.
Questo allestimento de “LE NUVOLE”, con la regia di Vincenzo Zingaro, rappresenta un’occasione speciale per immergersi nel meraviglioso mondo della Commedia attica antica, la prima forma di commedia del teatro occidentale, di cui il regista ha recuperato lo spirito più autentico, avvalendosi delle
splendide maschere, create per lo spettacolo da Rino Carboni, maestro del trucco e degli effetti speciali nel cinema a livello mondiale (ricordiamo il suo magnifico sodalizio con Federico Fellini). Lo spettacolo, di grande impatto, divertente e suggestivo, avvolge gli spettatori proiettandoli nell’animato fermento culturale dell’Atene del V secolo a. C., tra satira graffiante e giocosa fantasia, offrendo motivi di riflessione su importanti temi sociali, ancora oggi fortemente attuali.
Afferma Vincenzo Zingaro: “Sono trascorsi 2400 anni dalla prima rappresentazione de LE NUVOLE, avvenuta nel 423 a.C. ed è impressionante quanto l’opera riesca a conservare intatta e attuale la forza del suo messaggio. L’attacco contro i sofisti, dipinti da Aristofane come cialtroni, dediti a contrabbandare idee senza senso, pericolosi, in quanto capaci di attrarre i giovani con l’abilità dialettica, con la seduzione dell’effimero, allontanandoli dai valori veri, oggi potrebbe essere rivolto contro la degenerazione del sistema televisivo e dei social, che riescono ad imporre fenomeni e modelli spesso senza alcuna consistenza. Appare quanto mai urgente rinnovare profondamente la nostra società, offrendo ai giovani una visione positiva e costruttiva del futuro, lontano dalle scorciatoie, facendoli sentire parte di una collettività, in cui le azioni del singolo hanno un peso determinante per il bene e lo sviluppo comune. Anche questo invito ci viene dai Greci”.
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