Durata spettacolo: 80 minuti
Numero atti: atto unico
Personaggi e interpreti:
Spettro di Dario > Mariano Rigillo
Regina Atossa > Anna Teresa Rossini
Messaggero > Silvia Siravo
Primo ministro > Alessio Caruso
Secondo Ministro/coro > Alessandro D'Ambrosio
Serse > Stefano De Maio
Note di regia
Quest’opera è la più antica tragedia che ci sia pervenuta integra, che vuol dire la più antica opera teatrale che possediamo.
Persiani rappresenta gli albori del teatro. L’opera presenta caratteristiche tipiche delle tragedie più arcaiche: l’assenza del prologo, il basso numero di personaggi, la semplicità della trama e l’importanza attribuita al coro che qui rappresenta un gruppo di consiglieri del re.
Oltretutto è l’unica che tratti un argomento storico anziché rifarsi alla mitologia. In effetti la battaglia di Salamina, combattuta tra persiani e greci era avvenuta appena otto anni prima, nel 480 a.C. per cui senz’altro molti spettatori (compreso, pare, lo stesso Eschilo) vi avevano preso parte.
La battaglia tra greci e persiani diventa dunque simbolicamente la guerra tra un re dispotico (Serse) incapace di frenare la propria tracotanza (hybris) e il sistema democratico ateniese, dove era il popolo a esercitare il comando.
Tragedia che per noi, ora, sembra scritta direi “domani”.
L’attualità dei concetti delle parole e delle disfatte politiche dei personaggi rappresentano la nostra posizione dell’uomo contemporaneo, se di umano si può ancora parlare. Il finale per giunta ha un sapore beckettiano dove l’azione si trasforma in attesa che blocca totalmente fisico e mente.
L’ultima frase, messa in bocca allo spettro di Dario, risulta più attuale della nostra contemporaneità: “ci sono confini che non si possono superare… la tracotanza miete solo spighe di rovina e raccoglie frutti di pianto…”.
Patrick Rossi Gastaldi